Dal libro di : “Anton Maria Aloysi”: “La Sacra” (pp. 29-33)
di Mario Petrelli - Tra le persone di sangue Reale che vissero a Grottammare ricorderemo anche la Regina Maria, sorella del Re di Spagna Filippo IV, che da Napoli recandosi sposa a Ferdinando II d’Ungheria, il 17 gennaio 1631 fu accolta trionfalmente tra le nostre mura soggiornando nella casa degli Scoccia. Quest'ultimi, per l’occasione, avevano avuto in prestito dal Duca d’Atri meravigliosi arazzi fiamminghi e da nobili del luogo argenterie, tappeti e mobilia preziosa per abbellire la già ricca dimora di questa famiglia estinta il cui Mausoleo, decorato da un guerriero semicoricato rivestito degli attributi nobiliari, scomparve misteriosamente nei vari rifacimenti subiti dalla quattrocentesca Chiesa di Sant’Agostino, il cui pavimento era lastricato dalle pietre tombali dei nobili ivi sepolti dalla costruzione della Chiesa, alla metà dell’ottocento.
Precedentemente alla Regina di Spagna le nostre mura albergarono la sedicenne Bianca Visconti, moglie di Francesco Sforza che il marito aveva nominata Governatrice della Marca ed aveva lasciata con le scorte nel Castello di Grottammare, dove già erano stati Bastiano di Canossa, Federico di Montefeltro, Alessandro Sforza nel 1460, il guerriero Piccinino nel 1465 ed altri personaggi ricordati non solo nelle storie locali.
Le vecchie cronache parlano anche di scorrerie di pirati Saraceni e Turchi che venivano a rifornirsi di prede per gli harems orientali e facevano razzie di giovinette e fanciulli. Lotte di fazioni avverse nel Paese resero necessaria nel 1585 una pace pubblicamente sancita tra i maggiorenti, quegli stessi che in epoche più antiche si erano distinti coi loro avi in epiche imprese come quelle di Masuccio di Tommaso e Jacobuzio Palmirolio che nel 1380 avevano riconquistato a Fermo il Castello di Porto San Giorgio e quello di Falerone.
Nel 1389 Ser Francesco da Grottammare andò Ambasciatore al: “Conte di Virtù” a Milano, Pisa, Firenze e Bologna per implorare una Lega contro il Papa nella prevista morte di “Urbano VI”.
Anche la locale marineria agguerrita e valorosa scrisse pagine di ardimento con la cattura di Luca di Canale avvenuta nel 1395 quando questo famoso Capitano del Conte di Canossa fuggiva da San Giusto, sconfitto da Biondo di Perugia. Tra le figure eroiche conviene anche ricordare quelle che, sia pure tristemente, si distinsero, come il turpe bandito “Fantasio” da Grottammare che nel 1395 al soldo del Duca di Atri , cacciato da Ascoli da Giovanni Tibaldesch uccideva il figlio di questi. Gli storici ricordano questo episodio e riportano anche l’atto di alta umanità del patrizio che, accolto in casa il fuggiasco senza riconoscerlo, allorchè ravvisò in lui l’assassino del figlio, invece di consegnarlo al carnefice, cristianamente lo perdonò e fornì anzi di denaro per renderne più agevole la fuga.
E, il tempo scorre sulle vicende grottammaresi…
Il seicento vede tra le sue mura rifugiarsi molti nobili fuggiti per motivi politici dal vicino Reame di Napoli e l’afflusso di gente qualificata apporta un benefico influsso alla vita locale.
Sul finire del secolo sorgono belle dimore, vengono chiamati artisti forestieri, ebanisti e pittori veneziani, i costumi si raffinano e sin dalla prima metà del settecento, brillanti riunioni nelle case dei maggiorenti riunivano colonie Arcadi di Poeti e Scrittori, come quella dei “Risvegliati del Tesino”, alcuni membri dei quali in occasione delle nozze del Marchese G. B. Azzolino con la Marchesa Anna Baldini pubblicarono una raccolta di Sonetti molto spiritosi per la retorica ampollosa dei tempi. I Poeti Arcadi si riunivano oltre che nella Villa dei Marchesi Azzolino anche in quella Bacher, oggi Laureati, ma un fosco delitto gettò lo scompiglio nell’amabile accolta. Una sorella del Vescovo Bartolomeo Bacher, venne strangolata da un servo e messa affacciata alla finestra per dar tempo al ribaldo di fuggire indisturbato. Ma fu ugualmente raggiunto dalla giustizia e decapitato sulla Piazza antistante del Palazzo.
In quella stessa Piazza, Vittorio Emanuele II ebbe nel 1860 una accoglienza poco comune, ma certo a lui graditissima che se ne compiacque con esclamazioni poco ortodosse. Era stato eretto un palco poco sopraelevato sul quale avevano preso posto le più belle signore del luogo, ma sotto il peso, o per moti inconsulti dovuti all’entusiasmo per la visita eccezionale che segnava per la Storia d’Italia e di Grottammare una data illustre quale primo passo all’Unità, il palco crollò e le signore si rovesciarono all’indietro esponendo tra trine preziose, nascoste intime bellezze.
Ma in tutte le epoche Grottammare fu alla ribalta della notorietà.
Caduta la Repubblica Cisalpina e cessato lo Stato di Fermo, il Paese fu dichiarato “Giudicatura di Pace” da cui dipendevano, oltre ai luoghi del Mandamento, anche San Benedetto del Tronto. Acquaviva e Monteprandone. Sorsero anche fermenti di libertà, seguito agli eventi politici e mentre molti grottammaresi furono ferventi Patrioti, altri furono accaniti reazionari. Una Vendita di oltre cento carbonari si riunì a lungo nel Villino Malaspina a San Martino, passato poi proprietà Peslauer, ed attualmente dei Marchesi Bruti-Liberati. Nel 1815 il Re Giocchino Murattene quartiere Generale a Grottammare dove lasciò numerose riserve di artiglieria e cavalleria.
Nel 1848-49 Giuseppe Garibaldi fu ospite del Deputato alla Costituente Romana Gianfrancesco Salvatori e raccolse molti volontari tra i grottammaresi per combattere il brigantaggio per la difesa di Roma e per i vari miti del Risogimento, come lapidi varie ricordano anche nell’atrio del Vecchio Palazzo Comunale.
In questi stessi anni si pubblicò un famoso giornaletto politico il: “Fra Crispino” divenuto oggi rarità bibliografica, e che fu ripubblicato poi nel 1921 dalla tipografia dei F.lli Rivosecchi con la collaborazione di egregi scrittori. La razza locale a cui generosi apporti di sangue balcanico avvenuti a seguito d’invasioni o immigrazioni, ha dato un carattere prevalentemente marinaro, anche se, la marineria locale decadde con l’avvento del Regno Italico che ne limitava il raggio d’azione, pur tuttavia servì egregiamente lo sviluppo del Paese.
Nel 1834 sorse il grandioso stabilimento per la raffinazione degli zuccheri per merito del Conte Paccaroni di Fermo, nonché altre fabbriche di cremore di tartaro, liquerizia, olio di lauro, ed era talmente intenso il commercio per queste industrie che nel Paese esistevano gli Uffici Consolari per la: Francia, Austria, Svezia, Norvegia e Napoli.
Personaggi e fatti da riportare in questo prospetto sarebbero tanti altri e questi sono solo una parte infinitesimale delle cose accadute in questo piccolo lembo di terra che si chiama Grottammare che certamente fa sentire appagati e serenamente orgogliosi su ciò che sono riusciti a fare i nostri avi e che nel tempo, sarà sicuro stimolo ed esempio per le future generazioni.



