All’origine del trasferimento da Roma a Grottammare di Nicola Fenili (1765-1829) fu la sua nomina a ispettore amministrativo del locale dipartimento dello Stato Pontificio. Su iniziativa dello stesso ispettore, e poi grazie a suo figlio Carlo (1799-1874), i Fenili divennero proprietari di alcune delle numerose fabbriche che fiorirono a Grottammare nel corso del XIX secolo (seta, zucchero, fiammiferi), molto votate all’esportazione tanto che a quel tempo la località ospitava diversi uffici consolari stranieri.
Il palazzo di famiglia si trova in quella che era la zona più centrale del “nuovo incasato” di Grottammare, sviluppatosi a partire dal 1779 in base al piano urbanistico di Pietro Augustoni, antistante la via Lauretana (l’attuale Statale Adriatica) e nei pressi della Chiesa di San Pio V. Di aspetto poco appariscente all’esterno, la residenza tardo-settecentesca rivela il suo carattere signorile negli interni. Un ampio scalone di scuola vanvitelliana permette l’accesso al piano nobile, le cui stanze presentano dei soffitti decorati con motivi floreali, vegetali, grottesche, tondi che imitano bassorilievi antichi ed esili figurine fantastiche, secondo il modello neopompeiano allora in voga.
L’ignoto autore di queste decorazioni (sulla base di analisi stilistiche, si è fatto il nome di Felice Giani) diede prova ulteriore della propria aderenza alle tendenze più aggiornate assegnando a ogni stanza del palazzo un colore dominante: il giallo alla sala della musica (Sala Gialla), l’azzurro alla camera padronale (Sala Azzurra), il verde allo studio (Sala Verde), mentre la biblioteca (Stanza delle Arti) presenta un soffitto decorato da quattro tondi raffiguranti la musica, la guerra, la pittura e la letteratura, alternati alle rappresentazioni delle quattro stagioni.
In un’altra stanza del secondo piano soggiornò nell’estate del 1868 Franz Liszt, che conservò un lietissimo ricordo di questa esperienza. È sempre il compositore ungherese a ricordarci che l’edificio disponeva sul retro di un piccolo giardino “poco lussuoso, ma con molti aranci, fichi, vigne”. Pochi anni prima, lo stesso palazzo aveva ospitato lo stato maggiore dell’esercito sabaudo al seguito di Re Vittorio Emanuele II, venuto a Grottammare per incontrare la delegazione napoletana favorevole all’annessione al Regno d’Italia (ottobre 1860).
Divenuto di proprietà statale dopo l’estinzione della famiglia Fenili, oggi il palazzo ospita l’appartamento del questore, mentre in un’ala annessa, già sede di un laboratorio manifatturiero, trova posto la locale stazione dei Carabinieri.